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lunedì 11 maggio 2009

GOMORRA


DI MATTEO GARRONE


2008


Era necessario aggiungere altre parole sul film più discusso e più celebrato del 2008? Forse no, ma mi assumo la responsabilità di un'operazione pleonastica, solo per esprimere il mio dissenso rispetto a questo a film, sia nei riguardi della sua essenza come prodotto filmico, sia verso l'atteggiamento con cui è stato accolto da critica e pubblico.
Mi ha enormemente stupito il livello a cui si è giunti nella celebrazione di quest'opera onestamente scontata e francamente commerciale, soprattutto tenendo conto della qualità della fonte: il romanzo-inchiesta di Roberto Saviano, best-seller che ha aperto tutta una stagione di denuncia mass-mediatica sul tema delle organizzazioni criminali presenti sul territorio napoletano e casertano, che con coraggio era riuscito mediante la scrittura (questo fantasma) a portare all'attenzione dei molti (e non dei pochi, come spesso avviene nelle operazioni intellettuali) un problema inspiegabilmente (?) ignorato e taciuto da anni. La divulgazione e diffusione è stata certamente agevolata dal particolare momento storico, in cui "la questione napoletana" è stata il feticcio della classe politica in lotta per il potere, e direi anche determinante nella caduta del governo Prodi (vedi questione famiglia Mastella) e nel conseguente esito delle elezioni dell'aprile 2008. Il successo di Gomorra, libro prima e film poi, può essere considerato in questo senso causa e nello stesso tempo effetto della grande attenzione nazionale verso il problema napoletano, inceneritori, mozzarella alla diossina, immondizia per le strada (pare che sia magicamente scomparsa), che per qualche mese hanno distratto gli italiani dalla tragedia familiare di turno.
Tornando al film, mi oppongo, e questo su due livelli di giudizio:
1. In parte già esposto, sulla etichettabilià dell'opera quale film di denuncia, cosa appunto scontata vista la corsia preferenziale su sui correvano gli sceneggiatori, il libro di Saviano appunto, e come film formativo-educativo per un bacino di utenza variegata come quella napoletana, italiana, e non. Riduco la questione a due realtà geografiche soltanto, quella italiana e quella napoletana che con maggiori mezzi (seppur scarsi) mi posso permettere di valutare.
Rispondo a chi afferma: "I napoletani con questo film e attraverso questo film prendono coscienza dei meccanismi malavitosi che regolano gli affari della loro città, e comprendono la causa dei problemi che vivono quotidianamente". Tutti coloro in qualche modo coinvolti nei meccanismi malavitosi, vuoi come reali attori della camorra vuoi come semplici cittadini che a livello secolare sono stati penetrati da un certo tipo di mentalità diffusa, assistono alla messa in scena di un film spettacolare condito di tutti gli ingredienti tipici di un film spettacolare: avventura, suspance, salse erotiche, uccisioni, ecc. ecc., come nella maggior parte dei film in stile "americano", solo che qui i personaggi parlano la loro lingua, ascoltano le "loro" canzoni, ottenendo così una vera e propria sublimazione per immagini in movimento di quel contesto geografico-campanilistico che per quanto corrotto e orribile sia è pur sempre il "loro" mondo. C'è in fondo, grazie al potere che il cinema esercita, una sorta di rispecchiamento/proiezione dello spettatore nella materia trattata, il quale spettatore in questo caso non risulta offeso né indignato, poiché l'opera non fornisce nessun mezzo critico, non utilizza realmente nessun mezzo di denuncia, non propone realmente nessuna alternativa, non propone, come a mio parere sarebbe giusto, alcun personaggio positivo, ma si limita a riprodurre il senso di rassegnazione e di impotenza che ritrovo nella mia città, in questo popolo tradito, in me stessa.
Discorso diverso per ciò che riguarda la reazione degli italiani (intesi come entità geografica distinta dal territorio campano, non napoletano). Ho visto di recente il trailer del film, recitava "Il film che ha cambiato l'Italia"...(!!!). Bene. Di certo gli italiani si sono indignati, di certo la reazione di chi questo mondo non lo conosce affatto, di chi nulla ha da mettere in gioco, ma piuttosto ha da gongolare della propria estraneità, della propria superiorità morale e civile, trova la conferma delle proprie convinzioni, dei propri giudizi sull'universo macabro che è il Sud Italia e nella fattispecie Napoli sua capitale.
Un esempio per tutti della scorrettezza politica di questo film sta nell'episodio in cui Toni Servillo è a colloquio con un imprenditore (difficile avere dubbi sulle sue origini "polentone") il quale si assicura della "trasparenza" e della "pulizia" del processo di smaltimento di una quantità enorme di rifiuti tossici ad un prezzo quanto meno sospetto. Non credo casuale questa omissione di informazioni sui reali meccanismi che sottendono al ciclo di smaltimento di veleni provenienti dall'Italia settentrionale e riversati in ogni angolo del territorio campano. Le responsabilità diffuse sono taciute in favore di una compiacenza e un ammiccamento al potere economico e politico. Davvero un film coraggioso. Oggi più che mai assistiamo alla frammentazione dell'identità italiana, fenomeno utile al potere politico e alle leggi di tipo federalista che sono state attuate, di certo leggibili come esito di un lungo processo preparatorio; fenomeno che ha ottenuto una crescita esponenziale della demonizzazione di un popolo e di un territorio.
2. Dal punto di vista strettamente cinematografico il film ha diversi e molteplici punti di interesse, sia per il recupero di tradizioni del cinema italiano, nello specifico neorealiste, con l'utilizzo di attori non protagonisti e di scenografie "naturali" o ready-made (una per tutte: le "Vele" di Scampia), sia per la qualità della regia e del senso estetico generale che risulta dall'opera. Tuttavia in linea con la sua superficialità questo film contiene nel primissimo fotogramma la sua immagine più pregnante, più bella: l'uomo nello spazio, l'uomo che si proietta oltre se stesso, il superuomo, il senso di potenza e di invincibiltà, in realtà un uomo nella cabina di un centro abbronzante, che sta per morire, ucciso.

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