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martedì 12 maggio 2009

Bronte: viva la libertà, abbasso i cappelli!



Bronte, cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno mai raccontato.di: Florestano Vancini. Italia, 1971.

Approfitto di questo spazio per una riflessione su quest'opera e sul suo autore, Florestano Vancini, da poco scomparso, sconosciuti al grande pubblico e poco valorizzati anche in ambito critico.
Il film trae ispirazione da una novella di Verga "Libertà" (in: Novelle rusticane, 1883) a sua volta ispirata ad un episodio realmente accaduto durante il Risorgimento, e taciuto dalla storiografia: il massacro di cinque persone ordinato dal generale Nino Bixio, in seguito ad un processo sommario in cui gli imputati furono accusati delle morti di alcuni abitanti di Bronte, appartenenti alla categoria sociale dei cosiddetti "cappelli", classe di proprietari legati ai Borboni, in realtà uccisi durante una sommossa popolare, generata dall'entusiamo galoppante sull'onda dell'imminente arrivo di Garibaldi.
Le tappe, gli episodi narrati nel film, hanno alle spalle un vero e proprio lavoro di ricerca storica, con la raccolta di fonti e documenti processuali attraverso i quali Vancini ricostruisce un episodio taciuto della storia del Risorgimento, attuando un'operazione contro-storica, mettendo cioè in discussione la storiagrafia ufficiale; infatti il regista-storico fu accusato di spirito antinazionalistico. Il film aveva alla base l'intenzione di rappresentare l'episodio storico all'insegna dell'hic et nunc, in modo che lo spettatore avesse l'impressione di trovarsi al centro della vicenda, ottenendo una rappresentazione per immagini di tipo letterale: per certi versi la qualità estetica del film è disarmante, elementare, spontanea, e fa da supporto alla narrazione del "vero" integrale (non è un caso che il riferimento letterario sia Verga): il processo ke sfocia nella condanna alla fucilazione dei responsabili della strage avvenuta durante la rivolta, è una rappresentazione letterale degli atti del processo stesso. Raramente il cinema è stato usato con una vocazione a tal punto storica. La reviviscenza della poetica verista (praticata soltanto in due momenti della storia del cinema, il primo definibile come filone verista di origine napoletana, con Assunta Spina e Sperduti nel buio, il secondo con il neorealismo e le proiezioni documentarie degli anni 50 e 60. Vancini però va oltre e si delinea come storico, ovvero come cineasta che si sostituisce allo storico, in cui è l'opera cinematografica a fare da fonte, con il conseguente capovolgimento delle gerarchie.
Il cinema qui riesce a superare la propra essenza, transmutandosi nel proprio opposto, dalla finzione alla verità.

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