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martedì 5 maggio 2009

Dillinger è morto


Dillinger è morto.

di Marco Ferreri

Italia, 1969


Mi ritorna in mente, a scadenze fisse, e ora, Dillinger è morto (1969) di Marco Ferreri. Un film visto diversi anni fa, "rivivibile" ma "irrivedibile" (scusate la licenza ghezziana) per il senso di profanazione che sempre scatena "il riprendere daccapo" qualcosa di finito, profferire un segreto impacchettato, un'emozione durata 90 minuti.
Di sera, in silenzio vedo i "miei" piedi ke attraversano le stanze e i corridoi della "mia" casa "vuota" in una di quelle rare occasioni fortuite/ricercate in cui ci si ritrova soli a rilettere sulle pareti la propria ombra e a dagli importanza. Un immotivato senso di felicità mi pervade, nonostante l'antitesi con gli ambienti metafisico- surreali. Apro il frigorifero e inizio a fissare il suo interno (...). Resto lì immobile. Mi ridesto, richiamata dallo stomaco impaziente. Inizio a preparare un sugo per me sola, dopo ore di cure maniacali consumo quella ke ha l'aria di un'ultima cena.. .. ..
Questo viaggio metafilmico a posteriori - scatenato dal vuoto di azioni e dal silenzio di un'intolleranza prolungata ad essere in un Dove, in un Come o in un Chi che non conicida esclusivamente con noi stessi, non può ke essere un atto tragico, prodotto da una duplice alienazione: interna-iliadica (la coscienza è iperrealizzata, a scapito dell'inconsapevole flusso vitale) ed esterna-odisseica (l'essere sociale-civile è estomesso e stravolto storicamente). Nell'ingegnere Michel Piccoli rivivo epidermicamente la summa della tragedia borghese contemporanea, un ritmo solitario di rumori materialistici e indifferenti.

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