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giovedì 27 giugno 2013

ČECHOV E LE DONNE

Jim Dine, 

Study for The Car Crash: Man in Woman's Costume and Woman in Man's Costume, 1960

ČECHOV E LE DONNE: 
SINGULA ENUMERARE OMNIA CIRCUMSPICERE.


Ho pubblicato un po' a caso nei tre post precedenti tre racconti di Čechov tutti al femminile. Le donne nell'opera di Cechov sono presenze massicce e innumerevoli, abitano quel mondo come una forza motrice troppo spesso sottovalutata in ambito critico. Non fanno eccezione i racconti: una forma incompleta e fuggevole fatta apposta per cogliere la moltitudine di problematiche connesse all'indagine sulla femminilità, un'indagine che deve fare i conti con il controverso ruolo [chiave] rivestito dalle donne nella società. Una serie di racconti "rosa" in cui è possibile trovare una gamma sconfinata di tipologie: donne giovani, vecchie, streghe, ammogliate, fidanzate, ingenue, furbe, fragili, disperate, avide, superficiali, riflessive, manipolatrici, provenienti da diversi ambienti e da diverse classi sociali; donne tutte diverse fra loro sì, ma sottoposte al giudizio unico (negativo) dell'autore. La fidanzata (1903) assume in tal senso un significato tutto particolare perché è l'unico, tra i racconti "femminili" di Cechov che ho avuto modo di leggere, a non emettere un giudizio negativo sulla protagonista, almeno non immediatamente. Mentre negli altri racconti l'autore dipinge ed espone un quadro infernale dell'universo femminile, benché sempre caricato di forte responsabilità nei confronti della struttura della società, della famiglia e della storia, qui scorgiamo un personaggio (Nadja) assunto sì a fare da crocevia tra un'epoca e l'altra della storia russa, ma con consapevolezza, con dignità; Nadja è una donna guidata da una volontà propria, dotata di una risolutezza totalmente assente negli altri personaggi, accomunati dallo status di docili, impotenti vittime del sistema, quasi sempre schiacciate dalle scelte imposte dalla struttura famiglia. Ne La strega, una giovane e bellissima donna è vittima del proprio status di moglie di un orribile e squallido marito imposto dall'alto, ed è vittima impotente dei propri istinti sessuali (frustrati); ne La cuoca si ammoglia, sotto lo sguardo incredulo e indagatore di un bambino, la protagonista (Pelageja) tra lacrime, urla e disperazione è costretta a sposare un uomo che non ama, che disprezza; ne Il racconto della signorina N. N. troviamo invece la vittima di se stessa, della propria vanità e di quella frequente propensione delle donne a intrappolarsi nella procrastinazione (o, al contrario, in un decisionismo folle e precipitoso guidato da una natura volubile). Molto diversa è, invece, la nostra fidanzatina Nadja; per lei l'autore ha predisposto delle possibilità impossibili per le sue colleghe, per lei la società e una classe sociale priviliegiata hanno previsto una via d'uscita. Nadja è stata educata a pensare, ed in effetti ha sempre pensato, che il naturale obiettivo della sua vita fosse il matrimonio. Nascita, crescita, fidanzamento, matrimonio, zero sforzi (fatta eccezione per quel "partorirai con dolore"), zero problemi, morte: è così che deve vivere una ragazza. Nessuno potrà mai interrompere questa linea retta tracciata nei secoli passati e futuri. Ma l'imprevedibilità della natura femminile può giocare dei brutti scherzi alle regole scritte e non delle strutture sociali, soprattutto se la donna incontra sulla propria strada l'uomo giusto, cioè l'uomo sbagliato. Ne La fidanzata, infatti, la ribellione, interna prima ed esterna poi, della protagonista sono in realtà indotte non già da un'autonoma presa di coscienza sviscerata dallo squallore della propria condizione e del proprio destino, ma dall'intervento diretto di una figura maschile "imprevista", totalmente eccentrica rispetto al contesto (Saša). Siamo cioè messi al centro dell'ennesima situazione in cui è in realtà l'uomo a trascinare la volontà femminile, in cui la decisione, una decisione qualsiasi (in questo caso il rifiuto del matrimonio e la fuga verso la conquista di un futuro e di una coscienza critica), è qualcosa di indotto e preordinato da una coscienza esterna e, naturalmente, maschile. Tuttavia in questo caso Saša altro non è che l'esperienza, la storia, l'a posteriori, il vissuto, quelle categorie assenti e non intuibili nell'universo ovattato in cui è cresciuta Nadja. Saša è dunque non già il fantasma dell'autore nel racconto, intervenuto per dire della non autonomia femminile, ma è il segno dell'intervento dell'esperienza e di un sapere altro necessario e imprescindibile per il cambiamento. La condanna dunque non è al mondo femminile, che è piuttosto preso come emblema dell'arcaicità della società e di una condizione universale da sovvertire e sovvertibile; la condanna ricade sulla testa di un sistema di funzionari e di mantenuti in cui le figure maschili hanno una funzione reazionaria o rivoluzionaria e il loro intervento si rende necessario perché chi più conosce, chi più ha vissuto, ha la possibilità se non la responsabilità del cambiamento. I due personaggi maschili principali Saša e il fidanzato Andrèj sono figure tipiche della letteratura russa dell'epoca: l'intellettuale critico e il giovane velleitario, ma Saša possiede anche dei tratti autobiografici dell'autore (in primis la malattia polmonare) che ne fanno un personaggio sfaccettato e affascinante e, in una certa misura non completamente coglibile. Di certo c'è che Čechov, attraverso Saša scruta la società, donne, uomini e quant'altro, e senza dare giudizi definitivi, coglie la possibilità del cambiamento riconoscendo agli intellettuali una funzione trainante.

Serena Di Sevo


3 commenti:

  1. sono arrivata qui per caso, ami Cechov? L'ho amato molto anche io

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  2. sono arrivata qui per caso, ami Cechov? L'ho amato molto anche io

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  3. Che bello che tu l'abbia fatto. Arrivare qui e amare Cechov.

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