GIULIANO GABRIELE
TARANTELLA DA ESPORTAZIONE
di: Serena Di Sevo
Una freddissima serata di primavera che ce n'è una ogni 10 anni. Si conclude così, con un batter di denti, l'Anteprima del Festival degli Antichi Suoni. Un festival che era stato aperto da un freddo altrettanto austero dall'etnomusicologo Mimmo Cavallaro, con il suo sound potente e raffinato, costruito sulla presenza di una materia misteriosa e ancestrale confluita nell'ultimo lavoro discografico Sacro et Profano. Un Festival che hai freddo ma non vai via, resisti fino alla fine. Dopo il concerto dei Kiepò, Angelo Loia e Marco Bruno, l'apertura dell'ultima serata è affidata al felice connubio di giovanissimi musicisti capitanati dal cantautore italo-francese Giuliano Gabriele che unisce da sempre alla passione per il canto tradizionale, lo studio di strumenti come l'organetto, la zampogna e il tamburo a cornice. La sua voce viscerale eppure classica che sembra rivendicare la riscrittura di una tradizione musicale che pur si vuole omaggiare, si arresta per dare spazio all'altro ospite della serata, Mimmo Epifani (lo intervisto qui), un "genio" del mandolino, che raggiunge la giovane formazione sul palco aggiungendo un momento di estro che è cristallina esperienza del mondo. Fa ancora freddo ma rimaniamo incollati a terra ad ascoltare il ritorno di Giuliano Gabriele, il cuore, l'energia, la passione di una formazione di musicisti che appartiene a pieno titolo al movimento di rinascita del folk italiano. E dopo tanto freddo, una sambuca e due chiacchiere.
Partiamo da chi sei tu, Giuliano Gabriele.
Giuliano Gabriele più che un io è un
noi...noi perché mi piace coinvolgere tutto il gruppo di musicisti
con cui collaboro da cinque anni: Lucia Cremonesi, Eduardo Vessella, Gianfranco De Lisi, Gianmarco Gabriele e Giovanni Aquino, sono loro vicino a me l'anima di
tutto il progetto, un progetto giovane, con una media di età che
oscilla tra i 26 e i 27 anni. Inoltre per me è molto importante sottolineare il
fatto che veniamo dalla provincia di Frosinone perché credo, e lo
dico sempre, che è da quel lato lì che inizia il vero sud, dopo di
noi tutto cambia: così quando andiamo a Roma ci prendono per
napoletani, e quando andiamo a sud ci prendono per romani...siamo lì,
sulla linea, dove inizia il sud.
Parlami del vostro ultimo progetto “Tarantella Madre”.
Tarantella Madre è il progetto che prevede l'uscita
di un disco a settembre in cui riprendiamo in considerazione tanti
testi della tradizione del sud e in cui proponiamo anche delle cose
originali tra cui un pezzo in italiano dal titolo “Tarantella
Madre” che è forse la proposta più difficile da fare all'interno
del nostro genere musicale...non è una cosa semplice.
Un progetto che prova a modernizzare
e in qualche modo a sporcare la musica popolare pura. E così?
Perché?
Parte un po' dalla nostra curiosità di
esplorare la world-music in generale e dalla passione che abbiamo nei
confronti della musica nei suoi diversi generi e questo si sente
quando suoniamo perché c'è sempre un po' di rock un po' di jazz un
po' di blues, world, mediterraneo...
Secondo te qual è la strada che
dovrebbe intraprendere la musica popolare nel tempo, andare sempre
più indietro alla ricerca delle origini oppure cercare di trattare
in modo diverso le sonorità e i temi della tradizione?
Credo assolutamente che le due cose
vadano a braccetto...la continua ricerca sui testi, sulle
filastrocche e sulle origini è importante per poter intervenire con
la propria sensibilità e andare a contaminare la tradizione con la
modernità. Deve essere una ricerca che va nelle due direzioni, sia
avanti che indietro...non sono assolutamente d'accordo con la
posizione di chi ritiene che la musica popolare debba essere una cosa
da puristi e sono sicuramente per la sperimentazione e la ricerca,
una ricerca che però deva essere fatta con criterio e con
attenzione...tanto più in questo momento storico in cui esiste un
vasto movimento di riscoperta che porta moltissimi giovani musicisti
ad interessarsi agli antichi strumenti come l'organetto e la zampogna
per esempio, strumenti che erano scomparsi e che venivano suonati
esclusivamente da persone anziane. Ora invece sono moltissimi i
giovani che si approcciano al genere in modo professionale. Tutto
questo è il segno di un cambiamento in atto che porterà sicuramente
il genere in avanti, un cambiamento che si vede, che si sente nella
passione e l'interesse che esiste intorno al genere, la voglia di
ballare, di ascoltare, di partecipare...
Tu sei insegnante e direttore di
festival, oltre che musicista e cantante, ma hai avuto anche
esperienze di teatro che peraltro traspaiono dal modo in cui gestisci
la tua presenza sul palcoscenico...
L'esperienza col
teatro è stata un'esperienza bellissima che mi è capitata un po'
per caso e che mi ha dato la possibilità di fare una tournée con
artisti importanti...sicuramente ha lasciato il segno, anche perché
mi piace immergermi completamente nella musica quando sono sul
palcoscenico, ma è qualcosa a sé che non so se rifarò mai in
futuro. Sono insegnante, faccio dei corsi di musica, ma sono
soprattutto un musicista: la parte più importante del mio lavoro è
l'esperienza live. Anche i festival sono entrati nella mia vita e
sono per me molto importanti...ho la direzione artistica di alcuni
festival in provincia di Frosinone alcuni dei quali sono cresciuti
molto nel tempo, per esempio il “Tarantelliri”, che negli ultimi
anni ha iniziato ad affermarsi a livello nazionale...se ne parla e
soprattutto la gente partecipa! Sognavamo di portare a Frosinone un
po' di Salento e un po' di Calabria che accolgono questi festival incredibili dove si balla fino a notte fonda...direi che ci siamo riusciti.
Cosa puoi dirmi dei vostri progetti
futuri?
L'uscita del disco
è prevista per settembre. Il disco è parte di un progetto in cui credo molto e che è
stato pensato anche per una promozione all'estero. Io sono sempre stato
attratto da questi grandi festival che esistono in giro per il mondo
e che funzionano davvero molto bene; in Italia facciamo ancora molta
fatica a stargli dietro, un po' per le difficoltà economiche un po' per altri fattori, ma io sogno di portare questo
spettacolo in giro per l'Europa, portare lì la nostra musica
nazionale...la tarantella! Tecnicamente la tammurriata, la pizzica e
la tarantella vengono distinte, però nella mia testa sono un'unica
cosa e vorrei portarle in giro chiamandole così: è la tarantella,
la nostra musica nazionale.
More:
Giuliano Gabriele:
http://www.giulianogabriele.it/
- fan
page facebook
Festival Tarantelliri:
Pagina
ufficiale
Nessun commento:
Posta un commento