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lunedì 11 marzo 2013

IL BANCHIERE ANARCHICO


IL BANCHIERE ANARCHICO
Titolo originale: O banqueiro anarquista, 1922

di: Fernando Pessoa
(Lisbona 13 giugno 1888, Lisbona 30 novembre 1935)

Un banchiere anarchico. Potrà sembrare paradossale, ma, come dice lo stesso Pessoa, un paradosso ha valore solo quando non lo è. Pessoa prende un ossimoro universale e cerca di scioglierlo interpretando i 2 ruoli principali del racconto, gli ennesimi alter ego della sua vita. 
Il plot è molto semplice: un banchiere racconta ad un giornalista come sia arrivato a realizzarsi come anarchico, nella teoria e nella pratica, scegliendo il mestiere di banchiere, abbandonando l'illusione di una lotta collettiva e di classe, abbandonando i suoi compagni dopo aver capito che ogni forma di organizzazione seppur anarchica non è altro che la creazione di una nuova tirannia consistente nella dissoluzione del sistema esistente per la creazione di un sistema nuovo, che in quanto tale non può essere che ingiusto. Il suo percorso affronta e scioglie le mille contraddizioni tra la natura umana (che è profondamente egoista e utilitaristica) e l'anarchismo (che persegue un obiettivo di felicità universale) individuando nell'arricchimento personale la risposta ad un doppio ordine di esigenze: svicolarsi dal sistema, fottendolo. 

Come osserva Concita De Gregorio nella prefazione al libro dell'edizione che ho letto, il racconto sembra la lezione alla lavagna di un professore malato di pedanteria. Piuttosto noioso. Ma la noia sta nella prosa e nel ritmo, non nel cuore di chi legge. La mia pelle si è macchiata di pulsanti escrescenze, i miei capelli elettrificati hanno assunto variopinte sfumature di verde acido, e il mio debole cuore non ha retto a cotanto dolore. E quel dolore dura ancora. Non c'è nulla per cui valga la pena lottare se non per la propria e solitaria felicità, ciascuno per proprio conto, coi propri mezzi e per i propri scopi. Qualsiasi tentativo in direzioni diverse non può che essere frustrato. Ti vien naturale odiare questo libraccio, ti viene facile vedere quanto sia stato folgorante e veggente sul futuro del XX secolo e non puoi far altro che incassare il colpo. Il libro è la dimostrazione di una formula matematica e che ti piaccia o no il risultato è esatto. Alle scuole medie si usava forzare il risultato delle dimostrazioni sperando che il prof. non si accorgesse dell'imbroglio, e al liceo capitava che qualcuno ti passasse l'esercizio di matematica (che tu eri convinto fosse la lista della spesa della mamma di Mohammed) chiedendoti di cambiare qualcosa per evitare di essere beccati dalla prof. Ma come è arrivato Pessoa (e chi con lui) a far quadrare la formula? Forse simpaticamente forzando il risultato dell'esercizio? Forse cambiando qualcosa all'onestà della formula originaria? Certo, perché tra le molte cose che siamo stati capaci di mescolare nel secolo scorso, oltre alla carte della briscola e del tressette, ci sono le formulazioni politiche con i modi personalissimi di aderirvi. E Pessoa ci viene a raccontare che un banchiere si è fatto libero (come Gesù Cristo si è fatto uomo) arricchendosi, fottendo il sistema senza alimentarlo, perché il sistema capitalistico esisterebbe ugualmente anche senza la sua adesione e che cesserà di esistere non già quando smetteranno di esistere i capitalisti, ma quando il capitalismo verrà sconfitto. E il gatto si mangia la coda e bla bla. Provate a togliere un piede al tavolo e vediamo quanto resiste prima di accasciarsi. E basta con questa storia che non siamo nulla in confronto al tutto. E non parlo né di universi paralleli né di qualsivoglia aldilà. Ma parlo di questo mondo materiale e di questa contingenza, in cui tutti si sentono pecore e si comportano da pecore ma non la smettono più di belare sperando che qualcuno le scambi per il pastore. 


WILL YOU PLEASE SHUT THE FUCK UP? 
CHIUDETE QUELLE BOCCHE DEL CAZZO?

Dopo qualche ora, mi capita tra le mani l'intervista a Tom York per l'uscita del disco del suo nuovo progetto Atoms for Peace, il quale ad un certo punto chiede: perché non diamo fuoco alle case dei banchieri? Ecco. Smettiamola di espiare la nostra codardia belando dalla mattina alla sera come fossimo in un confessionale a cielo aperto. Quelle scatolette di legno riportiamole nelle chiese e riprendiamoci il cielo aperto. 

                




1 commento:

  1. "Se fossi stato cristiano avrei lavorato allegramente per il futuro altrui, perché avrei avuto la mia ricompensa nei cieli; ma in quel caso, se fossi stato cristiano, non sarei stato anarchico perché nella nostra breve vita le disuguaglianze sociali non avrebbero avuto importanza: erano solo le condizioni della nostra disgrazia, e sarebbero state ricompensate nella vita eterna. Ma io non ero cristiano, come non lo sono oggi, e mi domandavo: ma per chi mi sacrifico in tutto questo? [...] sono materialista, pensavo; non ho altra vita che questa; perché mi devo tormentare con la propaganda e le disuguaglianze sociali e altre faccende, quando posso godere e divertirmi molto di più se non me ne preoccupo?" F. Pessoa, Il banchiere anarchico.

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