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domenica 10 marzo 2013

NON VORREI CREPARE |BORIS VIAN





   












Omaggio a Boris Vian 
| Non vorrei crepare
titolo originale: Je voudrais pas crever  (pubblicato postumo nel 1962)
di Boris Vian [Ville-d'Avray, 10 marzo 1920 – Parigi, 23 giugno 1959]
    Io non vorrei crepare
    senza aver visto *almeno* i cani messicani neri
    che senza sognare dormono a ciel sereno;
    senza aver conosciuto ai tropici le voraci
    scimmie divoratrici (le scimmie a culo nudo).
    O anche i ragni argentati dai serici nidi felici
    di spruzzi traforati.
    
    No, non vorrei crepare ignorando se la presunta
    monetina che spunta sotto la faccia della luna
    stia a nascondere una seconda faccia a punta.
    Se - dopo gran riflessioni - il sole e' freddo.
    Se le famose quattro stagioni
    son proprio quattro e non tre.
    Senza aver passeggiato per il corso in vestaglia
    guardando fissa la marmaglia dei guardoni.
    Senza aver ficcato i miei *coglioni*
    in ogni posto vietato.
    
    Io non vorrei finire senza sapere la lebbra
    (beh, si fa per dire)
    o almeno la febbre dei sette mali che
    piu' o meno certamente si acchiappano laggiu':
    resterei indifferente al bene e al male
    purche' di tutta questa vasta delizia
    l'assoluta primizia
    fosse riservata a me.
    
    E poi non basta, c'e' tutto cio' che conosco,
    che ho imparato ad amare: il fondo verde bosco
    del mare dove le alghe sottili gareggiano nel
    disegnare onde di valzer sugli arenili.
    E ancora la terra, che a giugno crepita e sbotta
    di odori, e le conifere, e un semplice pugno d'erba...

    ... e i baci di quella ! Si, insomma quella, signori.
    Ursula.
    Ursulotta. La piu' bella orsacchiotta
    fra tutte le orse maggiori.
    Quella per cui non vorrei proprio crepare
    prima di averla avuta tutta. Goderla la bocca nella bocca,
    i bei seni nelle mie mani, poi con gli occhi il resto e...
    Basta! Questi son fatti miei. Taccio.
    
    Crepare ? Non puoi, come faccio ? ( come si fa ? )
    Come vuoi crepare senza che ancora si siano inventate
    le cose che contano: le rose eterne, le giornate di un'ora,
    i monti marini e le spiagge, beh, le spiaggie montagnose.

    La cuccagna finiti tutti i tormenti, i quotidiani
    splendenti di colori, i bambini contenti e tutti i trucchi
    ancora dormenti dentro i crani stipati di ingegneri ingegnosi,
    socialisti associati, urbanisti urbanizzati e pensatori pensosi.

    Dio, quante cose da fare, da intendere e volere
    da contare e aspettare, mentre la fine gia' avanza,
    in notti sempre piu' nere striscia, con la schifosa sembianza
    di un rospo, non c'e' piu' scampo, eccola gli occhi nei miei...
    proprio no, non vorrei crepare, nossignori, nossignore,
    non senza aver fatto esperienza
    del sapore tormentoso di cui sono goloso e geloso.
    Il sapore piu' delicato che si possa sentire,
    il piu' forte. No!

    No, non voglio morire
    prima di aver gustato
    il gusto della morte.

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