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mercoledì 14 settembre 2011

SINGOLARITA' DI UNA RAGAZZA BIONDA



di: M. DE OLIVEIRA.
PORTOGALLO, SPAGNA, FRANCIA, 2009.

La nostalgia del Portogallo si è fatta avvertire immediatamente. Sono tornata solo da pochi giorni, abbastanza per rincorrere il recente e piacevole ricordo di una terra sognante.
Andiamo al cinema...cosa andiamo a vedere? La coincidenza era inquietante e impossibile non assecondarla! C'è Singolarità di una ragazza bionda di Manuel de Oliveira, il maestro portoghese, classe 1908, c'è un treno che va verso l'Algarve, c'è Lisbona...
Spesso la magia del cinema risiede nella sua capacità di trasportarti nell'ignoto, di farti viaggiare attraverso terre, popoli e persone sconosciute, più o meno comprensibili. Ma non sempre l'ignoto riesce a superare il fascino di ciò che è noto, di ciò che si vuole (ri)vedere e (ri)vivere.
Un uomo, Macàrio (Ricardo Trepa) si innamora perdutamente di una ragazza bionda. In principio è un sogno più che una realtà: è solo un'immagine che di tanto in tanto compare nella cornice di una finestra aperta, è una bellissima donna con un bellissimo ventaglio cinese. L'uomo è folgorato: deve sposarla. Ma non ha il permesso dello zio/datore di lavoro, e viene licenziato. Non ha dunque una posizione economica adeguata per affrontare un matrimonio. Si sottoporrà con caparbietà molteplici difficoltà per poter sposare una donna che in realtà non conosce affatto, e pagherà a sue spese questa sua ostinazione.
Un curioso piccolo film (dura circa 60 minuti) in qualche modo sorprendente nel finale. Un film che mi parla dell'ingenuità degli uomini, della loro passione per la bellezza, e dell'incapacità di vedere un cuore e un'anima umana dietro un bel viso. Un bel ventaglio non può essere un motivo sufficiente per innamorarsi. E il contrappasso nel finale è ciò che l'uomo merita per aver ridotto tutto ad una questione economica, ad un'ossessione di ricchezza.

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