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lunedì 26 settembre 2011

E A PROPOSITO DEL CINEMA TURCO: "INCROCIO" DI SEMIH DEMIRDElLEN

Non c'è alcun dubbio, la cinematografia turca possiede una carica di originalità ancora tutta da scoprire. Fatta eccezione per il celeberrimo Ferzan Özpetek (autore più italiano che turco, in quanto, sebbene nato in Tuchia, ha costruito la sua intera carriera nel bel paese) negli ultimi anni altri interessanti autori - vedi Fatih Akin de La sposa turca e Soul Kitchen, Tevfik Baser di 40 mq di Germania - si sono imposti sugli schermi italiani e non solo aprendo una breccia su un panorama cinematografico a lungo rimasto sepolto. Ma non basta. Proprio in occasione di "Mamma li turchi", sorta di missione "archeologica" finalizzata alla "scoperta" della "scena" turca, ho avuto modo di assistere alla proiezione di Incrocio di Semih Demirdelen, classe 1969, al suo primo lungometraggio, in cui è autore anche della colonna sonora. 
Guven è un bonario contabile, attaccatissimo a sua figlia e a sua moglie le quali campeggiano in una bella foto sulla scrivania del suo ufficio. Le giornate di Guven sono tutte uguali, maniacalmente scandite da azioni inevitabili e necessarie per tenere insieme i pezzi di un precario equilibrio mentale: Sveglia, lavoro, la telefonata delle 16:00 della figlia, un taxi per tornare a casa, una cena riscaldata e una tv accesa in salotto vuoto. Una collega, Arzu, arriva a sconvolgere questa macchina perfetta (?). La donna insiste per accompagnarlo a casa, inizia pian piano a fare domande, e spinta dalla curiosità arriva a trasformare i suoi dubbi (e quelli dello spettatore) in certezze: Guven è solo. E come scopriremo solo nel finale Arzu non è spinta da un vago piacere ad "impicciarsi", ma attraverso la triste storia di Guven - a cui la sua è tragicamente legata - la donna può ripensare alla propria di vita coniugale e familiare, ancora recuperabile. 
La vita "quadrata" costruita da ciascuno dei protagonisti del film è il frutto di un sistema corrotto da virus: incontriamo il proprietario dell'appartamento di Guven, che terrorizza la moglie e picchia una figlia adolescente, un uomo che ci sembra disprezzabile senza appello, prima di scoprire la sua sofferenza per condizioni economiche disperate e un assassinio che pesa sulla coscienza di ex militare; e incontriamo il silenzioso giovane collega di Guven, l'ultimo a lasciare l'ufficio di sera, che deruba la sua azienda, ma per pagare le spese mediche di una sorella gravemente malata. Tutti i personaggi cercano di sopravvivere come monadi, come nell'oscurità di un incrocio notturno ciascuno cerca di nascondersi allo sguardo altrui, spiandolo, salvo distrarsi e scontrarsi con essi, scoprendo il bisogno di uno sguardo amico.



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