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venerdì 12 giugno 2009

Viaggio in Italia


Viaggio in Italia (1953-4)
di: Roberto Rossellini

Frutto di una nuova fase di sperimentazione del mezzo cinematografico, in seguito allo scarso successo ottenuto con gli ultimi film realizzati, Viaggio in Italia chiude la stagione del Neorealismo rosselliniano per inaugurare una nuova era del cinema italiano i cui frutti saranno raccolti e rimodulati specialmente in Francia dal gruppo dei "Cahiers du cinéma" che ebbe come particolare punto di riferimento, manifesto programmatico ante litteram proprio questo film.
Una coppia di coniugi inglesi, Katherine e Alex Joyce (Ingrid Bergman e George Sanders) in viaggio in Italia per la liquidazione di una ricca proprietà ereditata da uno zio, percorrono un itinerario simbolico sulla condizione storica dell'individuo europeo in rapporto al tempo, il proprio tempo storico; un riflessione sul tempo attuata però mediante l'espediente del viaggio attraverso i luoghi vesuviani, i vicoli, con occhi "stranieri" ed "estranei", ambienti metaforici della reciproca indifferenza e distanza che sembra sorprenderli durante il viaggio e portarli inevitabilmente verso la separazione.
Katherine indaga con ritmo fallimentare ascendente Napoli i suoi luoghi d'arte, il Museo Archeologico Nazionale, Cuma, Pozzuoli, il Cimitero delle Fontanelle. Alex scava nella propria arroganza e superficialità ricercando divertimenti e compagnie femminili che puntualmente gli si sottraggono. L'ambiente ha un ruolo da protagonista assoluto, è la proiezione degli stati d'animo umani, ma è soprattuto la sottolineatura dell'ignoto e della separazione: tra uomo e ambiente, tra civiltà e culture, tra uomo e donna, tra passato e presente. L'epilogo del film sembra aprire uno spiraglio di ottimismo che riabilita l'ultimissima fase macabra della dissepoltura dei corpi di gesso negli scavi di Pompei: usciti dagli scavi Katherine e Alex si trovano coinvolti nella processione per la madonna, la folla di fedeli li travolge e li separa fisicamente rendendo palese un distacco che non desiderano.
Terzo ed ultimo film della cosiddetta "trilogia della solitudine", dopo
Stromboli Terra di Dio (1949-50) ed Europa 51 (1952), fase culminante del connubio artistico e personale tra la Bergman e Rossellini, che proprio a causa dello scarsissimo successo di critica e pubblico delle tre pellicole inizierà da qui in poi ad incrinarsi. Nella trilogia della solitudine troviamo lo strascico del mondo rappresentanto nella trilogia del neorealismo: "in un mondo apparentemente pacificato" (Lizzani), lo sgomento latente emerge sul volto della Bergman, delle crisi esistenziali e spazio-temporali che sono prima di tutto crisi di coscienza, una coscienza da ricostruire sia sul piano culturale che ideologico.
Il cinema inizia la fase di sperimentazione che troverà il suo culmine negli anni sessanta e nel filone esistenzialista; ne
La notte di Antonioni, l'estraneità di Jeann Moreau è un'attualizzazione e radicalizzazione dell'estraneità di Ingrid Bergman: non è più necessario uno spostamento spaziale enorme per interrogarsi sulla propria esistenza e scoprirne le contraddizioni, indolenza e solitudine sono l'hic et nunc dell'esistenza stessa. 

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