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giovedì 7 novembre 2013

"Protesta del Popolo delle Due Sicilie"

diploma di carbonaro, 1820



"Protesta del Popolo delle Due Sicilie" di Luigi Settembrini, 1847

un pamphlet antiborbonico che secondo l'opinione di molti storici dette il via 

alla preparazione rivoluzionaria del 1848.

Gli stranieri che vengono nelle nostre contrade, guardando la serena bellezza del nostro cielo e la fertilità de' campi leggendo il codice delle nostre leggi, e udendo parlar di progresso, di civiltà e di religione crederanno che gl'italiani delle Due Sicilie, godono di una felicità invidiabile.
E pure nessuno stato di Europa è in condizione peggiore della nostra, non ecccettuati neppure i turchi i quali almeno sono barbari, sanno che non hanno leggi, son confortati dalla religione a sottomettersi a una cieca fatalità e con tutto questo van migliorando ogni dì; ma nel regno delle Sicilie, nel paese, che è detto giardino d'Europa, la gente muore di vera fame, è in istato peggiore delle bestie, solo legge è il caprìccio, il progresso è indietreggiare ed imbarberire, nel nome santissimo di Cristo è oppresso un popolo di cristiani. Se ogni paesello, ogni terra, ogni città degli Abruzzi, de' Principati, delle Puglie e delle Calabrie, e della bella e sventurata Sicilia potesse raccontare le crudeltà, gl'insulti, le tirannie che patisce nelle persone e negli averi; se io avessi tante lingue che potessi ripetere i lamenti e i dolori di tante persone, che gemono sotto il peso d'indicibili mali, dovrei scrivere molti e grossi volumi; ma quel pochissimo ch'io dirò farà certo piangere e fremere d'ira ogni uomo e mostrerà che i pretesi miglioramenti che fa il nostro governo sono svergognate menzogne, sono oppressioni, novelle più ingegnose.
Questo governo è un'immensa piramide, la cui base è fatta dai birri e dai preti, la cima dal re: ogni impiegato, dall'usciere al ministro, dal soldatello al generale, dal gendarme al ministro di polizia, dal prete al confessore del Re, ogni scrivanuccio è despota spietato, e pazzo su quelli che gli sono soggetti, ed è vilissimo schiavo verso i suoi superiori.
Onde chi non è tra gli oppressori si sente da ogni parte schiacciato dal peso della tirannia di mille ribaldi: e la pace, la libertà, le sostanze, la vita degli uomini onesti dipendono dal capriccio, non dico del principe o di un ministro, ma di ogni impiegatello, d'una baldracca, d'una spia, d'un birro, d'un gesuita, d'un prete. [...]



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