Pagine

mercoledì 22 febbraio 2012

L'ONDA: IL TOTALITARISMO COME MALATTIA AUTOIMMUNE


DI: DENNIS GANSEL
(Germania, 2008)

Tratto dal romanzo omonimo di Todd Strasser, a sua volta liberamente ispirato ad un fatto di cronaca, "L'onda" è il risultato convincente di una volenterosa operazione pedagogica: insegnare la natura ciclica della Storia attraverso la messa in atto dei caratteri che danno corpo alla deriva dittatoriale. In una scuola tedesca il poco ortodosso prof. Reiner dopo aver perso la possibilità di tenere un corso sull'Anarchia a lui filosoficamente congeniale, deve ripiegare sul corso di Autarchia, tema apparentemente superato e abusato nelle scuole tedesche e non solo. Anche gli studenti del prof. Reiner sembrano piuttosto perplessi sulla validità del tempo speso ad a discutere dell'argomento. Che senso ha parlare ancora di regimi dittatoriali? La storia ha definitivamente spazzato via la possibilità che si ripetano le condizioni per la rinascita di un'onda dittatoriale. Nazionalismo, fanatismo, razzismo, intolleranza, censura, violenza, sono macchie che appartengono al passato. Ma il docente non sembra esserne convinto e vuole dimostrarlo alla propria classe. Avvia l'ipotesi di trasformare per una settimana l'aula in un laboratorio di autarchia, proponendo se stesso come leader e stabilendo rigide regole disciplinari e comportamentali. Ma tutti presto perderanno il controllo della situazione e la disciplina, il gruppo, il codice stabilito in aula diventerà un delirio collettivo, foriero di entusiasmi fascisti difficili da fermare. L'esperimento avrà esiti inattesi e drammatici.
Il fanatismo fascista sembra essere etichettato in questo film come una sorta di virus, un'infezione collettiva, una malattia capace di trasformare la natura umana e produrre una momentanea e subitanea sospensione della ragionevolezza, peraltro alimentata dall'illusione di appartenere ad un corpo, avere peso, dimenticando gli altri e il profondo significato della libertà. Se durante il corso di autarchia impariamo che l'autoritarismo produce una collettività che si forma e si sostiene su una profonda solitudine morale e sull'egoismo, è la contrapposta anarchia (termine che non casualmente sta sempre lì a fare da contrappeso) che dovrebbe fondare una collettività reale basata sulla profonda consapevolezza di sé, come singolo, benché spesso solo.



Nessun commento:

Posta un commento